27 aprile
Quinto giorno
‘ah…
felicità…
su quale treno della notte viaggerai
lo so…….
che passerai…
ma come sempre in fretta
non ti fermi mai’
– Dalla
Cerco alla rinfusa dei colori nell’armadio, il cielo si è confuso nel fiato delle nuvole. Voglio essere colore, aspre verità. Mordo la scorza lucida di una fragola, percepisco la sua rigidità e per un attimo mi blocco al solo sguardo, la ammiro e chiudendo gli occhi ne godo il sapore. Sprazzi di dolce si mescolano ad un retrogusto acidulo: la vita è incastonata nel risveglio.
Siedo ai bordi del letto sfatto, sollevo i piedi posizionandoli sulla rima del materasso e stringo in un abbraccio le gambe accartocciate. Suonano melodie, l’anima è in festa. Vorrei rimanere tutta la giornata guardando il mondo, partecipe del freddo e della primavera che viaggia a ritroso verso l’inverno. Mi accarezzo il capo sciogliendo i capelli lungo la schiena e lentamente riapro gli occhi.
L’ansia è tornata a farmi compagnia, respiro a stento fra un passo e l’altro, ma continuo ad imprimere la mia immagine lungo il marciapiede. Non c’è più musica o assonanze di melodia nella mia mente, ora ripeto mantra con la speranza di scacciare le catene.
Sono sulle solite sedute blu, Kundera fra le dita. Scompaio.
Vedo i visi amici degli sconosciuti, i gesti spontanei, i sorrisi confusi e la calma mi ricopre le carni, mi contiene le viscere. Oggi sono presente.
L’apparente vecchiezza
che poggia fra le radure di pioggia
è il non udire di un sole opaco
che smorza il proprio animo
soffocandolo come il gelo assopito sui germogli
dalla stanchezza del cielo,
e sono i pensieri muti
che giacciono nella freddezza della quiete;
intemperanze guidate
dallo smisurato non agire,
da un ruvido cigolio
e da una grafia incerta.
Tremori e spazi di vento. >
Abbozzi di parole